La Mini Countryman mantiene l’aria di famiglia tipica di tutte le vetture del marchio britannico: ha forme arrotondate, la mascherina separata dai fari, il tetto piatto e ampie protezioni in plastica nera che corrono lungo la parte inferiore della carrozzeria. Rimane anche la parte posteriore con portellone decisamente verticale, e luci ampie e stondate. Tuttavia, in base alle dimensioni, è difficile chiamarla “mini”: è lunga 20 centimetri in più della vecchia Countryman e supera il metro e ottanta di larghezza. Gli ingombri da vettura media comportano dei vantaggi. Questa crossover ha un abitacolo spazioso (molto comodo per quattro) oltre a un bagagliaio ampio e pratico: il divano ha il sedile in tre parti reclinabili e può essere spostato in avanti di 13 centimetri, arrivando così a una capienza di 566 litri invece di 450. La plancia rimane inconfondibilmente Mini, con gli strumenti principali piuttosto piccoli raggruppati dietro il volante, l’enorme “orologio” centrale dell’impianto multimediale (lo schermo può essere di 6,5 o 8,8 pollici, anche a sfioramento) e i comandi a bilanciere nella consolle. Molto curate le finiture e ampie le possibilità di personalizzazione. I motori sono turbo, e garantiscono tutti, quanto meno, un certo brio: con alimentazione a benzina si parte dal tre cilindri 1.5, con 102 o 136 cavalli, per arrivare a un 2.0 da addirittura 306 CV, mentre a gasolio c’è il 1.5 con 116 CV e il 2.0 con 150 o 190 cavalli. La versione ibrida ricaricabile invia i 136 cavalli del 1.5 a benzina alle ruote anteriori, mentre un motore elettrico da 88 CV “lavora” sul retrotreno; si ottiene così una potenza complessiva di 224 cavalli e la trazione 4×4. Le altre Countryman possono avere la trazione anteriore o integrale (ALL4, con una frizione a controllo elettronico che trasferisce potenza anche alle ruote posteriori quando l’aderenza non è sufficiente).